Sport a misura d’uomo: l’oggi e il domani della nostra società
In questi giorni, lo sport è al centro dell’attenzione del Governo, che ha annunciato la costituzione di una società con il compito di gestire gran parte del patrimonio di contributi per Federazioni ed Enti di promozione sportiva, oggi affidato al Coni. Si tratta di diverse centinaia di milioni di euro.
La notizia ha destato scalpore, preoccupazioni in alcuni e interesse in altri, anche perché – stando ad alcune agenzie di stampa – il Governo avrebbe intenzione di agire in tempi stretti, inserendo la nuova norma nella legge di Stabilità.
Intanto anche il Coni si sta muovendo. Nei giorni scorsi, ho partecipato ad una riunione indetta dallo stesso Comitato Olimpico che ha convocato gli Enti di promozione sportiva per illustrare gli ultimi provvedimenti, che vanno finalmente verso un riconoscimento del valore delle oltre 70mila società sportive attive in Italia, con una certa attenzione agli aspetti più importanti dello sport, cioè il valore educativo, formativo, sociale, di promozione della salute.
Di carne al fuoco ce n’è tanta e si torna a parlare di riforma dello sport. Un tema che si ripropone ciclicamente, non sempre con risultati positivi. Qualche volta, infatti, le scelte hanno avuto effetti contrari alle aspettative. Penso ad esempio alle norme che avrebbero dovuto dare più forza nel calcio alle società di Serie A e di Serie B e che invece hanno probabilmente favorito il dissesto economico del sistema, tanto da richiedere l’intervento parlamentare. Più attenta alle necessità delle 70mila società dilettantistiche, fu invece la legge inserita nella finanziaria 2003 perché, per la prima volta, riconobbe la funzione sociale e di prevenzione sanitaria dello sport di base. E qui mi soffermo per sottolineare l’importanza delle piccole società sportive, diffuse su tutto il territorio e gestite da dirigenti volontari che meriterebbero più attenzione. Allo sport di base sono oggi riconosciuti ruoli fondamentali: quello formativo, quello preventivo per la salute, quello di inclusione sociale, quello del contrasto alla povertà educativa. Oltre a tutto ciò, sono convinto che allo sport vadano riconosciuti anche effetti benefici nella società civile, nel sostegno alle famiglie e, infine, ma non meno importante, anche un ruolo di sviluppo dell’economia sociale. In sintesi, lo sport a misura di persona è ormai il presente e il futuro della nostra società.
Con interesse e un po’ di apprensione guardo allora a quanto sta avvenendo. Voglio sperare che si stia lavorando per agevolare il compito delle migliaia di dirigenti di piccole e medie società sportive. Guardo con interesse e fiducia anche il cammino della Chiesa. Nei giorni scorsi si è concluso il Sinodo dei giovani. Il Papa ha aperto loro il cuore e ha ricordato a tutti noi che non possiamo continuare a tradirli; dobbiamo essere noi stessi testimoni di amore e solidarietà. Con lo sport educativo e formativo abbiamo uno strumento formidabile per avvicinarli e prenderci cura di loro. E per far questo serve un piccolo grande esercito di dirigenti che sappiano farli sentire nella società sportiva come a casa: accolti e amati. Non ho paura dei cambiamenti e delle nuove leggi. Chiedo però che le nuove regole siano scritte da chi ha veramente a cuore le sorti dell’attività sportiva, a tutti i livelli.